lunedì 28 marzo 2011

Il paese ad utenza familiare

Castiglion Fibocchi: il paese ad utenza familiare
In questi ultimi dieci di politica comunale abbiamo assistito a continui intrecci tra interessi in lotta tra loro per imporsi, attraverso accordi economici, all'interno dell'Amministrazione.
Non sono accordi sporadici ed occasionali, ma azioni quotidiane volte ad acquisire maggior peso politico in modo tale da escludere la cittadinanza da qualsiasi decisione e possibile opposizione.
Tutto questo attraverso una "compravendita" di voti in pieno stile parlamentare.
La "Grande Impastatrice" a Castiglion Fibocchi trova il suo culmine e la sua più alta esplicazione; immaginateveli i cani affamati che hanno mangiato nella "ciotola" delle casse comunali e che per anni hanno creato ammucchiate senza alcun riferimento ideologico e politico solo per continuare a sfamarsi.
Io non sto dicendo che nel nostro paese vi sia un sistema politico di stampo mafioso perché sarebbe una affermazione inopportuna ed irresponsabile, ma è chiaro che epicentri di potere esterni alla politica influenzano quest'ultima e si interpongono negli accordi economici tra di essa ed i privati.
Una sola cosa è certa: una politica efficiente e disinteressata qui non è presente ed è necessario cambiare rotta, esprimendo al momento delle elezioni un voto di responsabilità che elimini l'enstablishment attuale e faccia tornare in primo piano i programmi politici realizzati nell'interesse della collettività, e non quelli delle famiglie.

giovedì 29 luglio 2010

Fini, Berlusconi, Opposizione


Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad enormi cambiamenti nella politica nazionale.
In primo luogo la mossa di Fini e dei suoi seguaci è servita a scuotere gli animi dei cittadini e ad avvicinarli con interesse alla politica, ma al di là di queste considerazioni, quello che sta avvenendo questa sera a Palazzo Grazioli è sensazionale.
I "berlusconiani", insieme ai "voltagabbana" in quota ex-An, hanno mandato ai probiviri del PdL gli uomini più vicini al Presidente della Camera:Bocchino, Briguglio, Granata.
Da qui parte una mia sarcastica osservazione: nel PdL esistono probiviri? e se esistono perché Berlusconi li ha messi alla porta del partito?
Di sicuro le ultime inchieste non ne mettono in buona luce gli organici, sempre più coinvolti in procedure meramente affaritiche e che non hanno nulla a che vedere con la politica e l'amministrazione.
Riflettendo sul percorso politico di Fini all'interno del PdL mi viene da pensare che dietro a tutte le sue dichiarazioni ci sia stato un piano prestabilito ed organizzato.
Sembrerà futile e banale la mia considerazione ma se la pensiamo in termini militari, l'edificio viene distrutto in misura maggiore se la bomba detona dal suo interno.
Fini conosce i suoi polli, ed è per questo che sa benissimo quali sono i punti deboli di Berlusconi sul quale sfidarlo in campo aperto: questione morale e legalità.
Per cui a mio avviso non vi è dietro un ragionamento meramente incentrato sulla suddivisione di ruoli e poltrone, ma una vera e propria nuova architettura costruita per sostituire il raccapricciante scempio berlusconiano.

Passando alla figura del Premier e dei suoi accordi a casa Vespa con gli esponenti dell'UdìC, si può evincere che per lui l'espulsione di 35 deputati e 10 senatori "finiani" non cambia assolutamentente nulla.
Probabilmente è stato contratto un accordo per il quale al momento dell'uscita di Fini dal PdL, l'UdC vota a favore le varie questioni di fiducia presentate al Parlamento dai berlusconiani ed le altre leggi importanti per il partito (fra cui probabilmente il ddl intercettazioni);
Per cui nelle prossime settimane assisteremo ad una sorta di "maggioranza variabile", che potrebbe includere anche il PD, che oggi ha offerto "larghe intese" alla Lega Nord ed in particolare all'UdC.

Dal canto nostro dobbiamo tenere bene gli occhi aperti e fidarci esclusivamente delle nostre capacità.

Marchesi Andrea

In tempo di crisi è utile risparmiare con il Web



Il "Cloud Computing" è una tecnologia che fa eseguire i programmi di cui abbiamo bisogno da altri computer tramite il collegamento Web.
Il Pc non contiene i software utilizzati, ma si connette ad essi tramite la "nuvola" formata da migliaia di pc, ed ottiene le operazioni richieste.
"Cloud Computing" è un vero e proprio punto di svolta nel mondo dell'informatica, perché in linea utopistica, le funzioni di un computer verrebbero trasferite tutte nella nuvola e finirebbe l'impero di Microsoft.
Questo è possibile in quanto il pc, per utilizzare tali programmi, ha bisogno solo del sistema minimo operativo per collegarsi via Internet alle varie applicazioni.

Dal punto di vista economico-finanziario i benefici per il cliente sono molteplici:
1)Trasformazione dei costi fissi(cioè non è necessario l'acquisto dei programmi)in costi variabili, perchè si usa quando si vuole, come si vuole e si paga in base al consumo;
2)L'infrastruttura cloud costa, a parità di prestazioni, garanzie e funzionalità, dal 20% al 70% in meno rispetto alle altre soluzioni convenzionali (hard disk, ecc..ecc..);
3)Non richiede grandi investimenti ed i costi sono spalmati sui periodi d'uso;
3)Per le PMI c'è l'opportunità di pagare on demand (a richiesta): può utilizzare più software proposti da più aziende, senza spendere troppo.

I vantaggi sono percepibili fin da subito, soprattutto da quello che si evince in termini di risparmio finanziario e di spazio all'interno dei pc.
Inoltre è facile trovare tali applicazioni perché sono sul Web; I più famosi sono Google Apps (il migliore), Apple, Amazon, ma ci sono tante altre aziende in rete che offrono lo stesso servizio.

Il futuro è Web.

Marchesi Andrea

sabato 3 luglio 2010

Giappone: un modello da perseguire



Il Giappone rappresenta il modello vincente per l'Italia.
E' la più grande economia asiatica, ed è la seconda nel mondo in termini di Pil Nominale. Sono due Paesi piuttosto simili, per la conformazione geografica (scarso controllo idrico, prevalenza di terreno collinare, scarse aree pianeggianti e fertili) e per la dotazione di risorse sia energetiche (non è presente, sia in Italia che in Giappone il coke per alimentare le industrie ed inoltre è molto scarso il petrolio) sia naturali (lo staple product più presente in entrambi i Paesi è la seta che viene trasformata ed alimenta il settore manifatturiero e tessile).

Sono inoltre molto simili per i processi economici intrapresi dalla Prima Rivoluzione Industriale fino al secondo Dopoguerra: entrambi arretrati, con una popolazione prevalentemente analfabeta ed occupata per circa il 70% nel settore agricolo, sottoccupazione, impiego inefficiente della manodopera, scarsi investimenti nella formazione e nell'istruzione, l'organizzazione della società e della produzione è di tipo padronale (mezzadrìa) o feudale, entrambe economie di trasformazione, dipendenti dalle esportazioni di seta grezza (o del prodotto tessile che viene lavorato per poi essere finito in altri mercati) per avere un avanzo con cui acquistare le materie prime e le fonti energetiche per il timido tessuto industriale nascente intorno agli anni '20 del secolo scorso.

Dal dopoguerra però le cose cambiano improvvisamente, ed i due paesi divergono sttrutturalmente.
L'Italia preferisce seguire il modello americano della Grande Impresa, dell'American Manifacturing System (produzione in serie, economie di scala, standardizzazione dei componenti, macchinari avanzati), del Labour Saving, quando in Italia il fattore scarso era quello delle risorse e non della manodopera (che era peraltro occupata inefficientemente e la Prima Globalizzazione ha permesso di reimpiegarla efficientemente nel settore agricolo e nel settore manifatturiero e di avere una crescita dei redditi in Italia e in America di soddisfarne la domanda e di abbatterne il costo), quando il tessuto industriale era ancora in via di sviluppo e di tipo familiare in cui si prediligevano le PMI e dove ancora la formazione tecnico-industriale era sottovalutata e non godeva degli investimenti necessari per formare una classe operaia ed ingegneristica avanzata e capace di competere sui mercati internazionali.

Il Giappone invece si è gettato subito sulle tecnologie della Terza Rivoluzione Industriale, ha premiato lo sviluppo tecnologico, ha investito in istruzione e formazione scientifica, ha rimosso il sistema di caste e favoristismi creando un meccanismo meritocratico capace di avere una classe dirigente sempre nuova e sempre intraprendente e competente nel realizzare sistemi produttivi nuovi ed efficienti (come il Toyota Production System e il modello Keyretsu che ha permesso di collegare alla perfezione le Grandi Imprese e le PMI attraverso il principio di cooperazione interna in cui le Grandi Imprese acquisiscono la componentistica da sub-imprese direttamente collegate alla prima ma dove anch'esse riescono ad avere altre sub-imprese capaci di produrre la componentistica per le seconde,ecc..ecc..).

Allora perché l'Italia non è riuscita a seguire il Modello Giapponese tanto simile e ripetibile nella nostra economia?E' una domanda estremamente difficile a cui dovrebbero rispondere i governi della Democrazia Cristiana e gli imprenditori italiani che non hanno avuto il coraggio di intraprendere processi di innovazione tecnologica del fattore strutturale necessaria ad un miglioramento qualitativo del prodotto, ad una crescita della produttività e del numero di prodotti offerti, che non hanno voluto rompere i legami clientelari e familiari a favore di un sistema meritocratico che apriva le porte alla giovane classe dirigente, che ha preferito utilizzare gli utili generati per l'acquisto di proprietà e non li ha reinvestiti in azienda. Sono queste le domande a cui dobbiamo rispondere per comprendere anche la crisi dell'economia italiana che ormai ci danneggia a livello internazionale dagli anni '80, e sono queste le domande che meritano una riposta da una vecchia politica capace solo di favorire gli interessi di pochi ambienti a scapito della maggioranza della popolazione, che non accede alla suddivisione della ricchezza nazionale e che non ha speranze di intraprendere percorsi e processi di miglioramento del proprio tenore di vita.

La responsabilità è soprattutto dei governi che si sono avvicendati negli ultimi 15 anni, anche di una ottusità del gruppo Ds-Margherita che ha preferito a logiche di progresso e di crescita economica indicate da Prodi logiche meramente partitocratiche, facendo cadere Prodi I e Prodi II per ben 2 volte. La responsabilità del collasso economico è indirizzabile ancor più ai governi di centro-destra che hanno distrutto la concorrenza capitalistica nella misura in cui stanno costantemente diminuendo gli investimenti in istruzione e formazione, non favoriscono attraverso incentivi la ricerca e lo sviluppo pubblico e privato, non riescono a creare circuiti finanziari più accessibili per le imprese e soprattutto non sono capaci e nemmeno interessati a porre una tassazione per i trasferimenti fra banche e limitare i tassi d'interesse.

Le soluzioni a queste problematiche sono ben esposte nel Programma Politico predisposto da Italia dei Valori nel punto 2 "Economia e Finanza", soprattutto quando si esplica la necessità di diminuire il carico fiscale alle imprese, di rilanciare la crescita della produttività con incentivi alla rottamazione e con la detassazione degli investimenti finalizzati alla ricerca (ma direi anche per formazione tecnico-applicata nelle scuole superiori ed investire soprattutto nel fornire le università di Ignegneria-applicata di laboratori all'avanguardia ed aumentare le ore pratiche), processi di specializzazione , ridurre l'Irap (Imposta Regionale Attività Produttive) alle imprese che investono in innovazione tecnologica e risparmo energetico e per ultimo, ma non per importanza, favorire processi di aggregazione e cooperazione fra le imprese, in modo tale da organizzarle anche secondo un Modello di Capitalismo Renano o Giapponese.
Già con queste piccole modifiche strutturali l'Italia potrebbe avviarsi verso una crescita del Pil Reale e del Pil Pro-Capite migliore rispetto agli anni precedenti la Crisi.

Marchesi Andrea

lunedì 21 giugno 2010

In Rif. all'Ordinanza n° 19/2010 C.Fibocchi

http://www.comune.castiglionfibocchi.ar.it/images/stories/doc039.pdf

Questa Ordinanza mi sembra una buona cosa viste le condizioni riprovevoli dei terreni rimasti inutilizzati nel Comune di Castiglion Fibocchi. Dura invece la considerazione verso una Amministrazione Comunale, con riferimento particolare al Consiglio Comunale, che dovrebbe tenere in "buone condizioni igieniche" il proprio atteggiamento verso gli elettori concittadini in quanto hanno tradito il mandato elettorale ed il rispetto verso l'elettorato tramutando improvvisamente una lista civica "Amici per Castiglioni" composta da differenti individualità politiche in "Popolo della Libertà" senza alcuna motivazione plausibile, come appurato da una consultazione del Corriere di Arezzo di qualche mese fa in cui è presente un'intervista rilasciata dal Sindaco di Castiglion Fibocchi in quota PdL (?)e da una consultazione che potete fare tutti su http://it.wikipedia.org/wiki/Castiglion_Fibocchi (o forse per futuri accordi in vista delle Elezioni Amministrative). Invito la cittadinanza ad aprire gli occhi ed a porre la propria fiducia verso altre forze politiche e soprattutto verso rappresentanti che non vendono la propria ideologia a meri interessi personali.

domenica 6 giugno 2010

ProfitLife:che società!

Questi signori di PROFITLIFE sono solo una società di ciarlatani e truffatori inesperti per inesperti.
Facendo due rapidi calcoli matematici, e prendendo a campione i dati da loro stessi forniti, si evince dagli stessi che in realtà la loro azienda retribuisce molto meno di quanto previsto ed esposto.

Data di inizio:2005
numero consulenti:400
contratti stipulati:7000 ca.

quindi: 7000 contratti diviso 5 anni = 1400 contratti annui;

1400 contratti diviso 400 consulenti = 3,5 contratti l'anno per consulente!!nettamente meno del minimo auspicato di 1 contratto al mese!!!

e già questo fornisce bene un'idea di quanto in realtà sono alla ricerca di clienti e famiglie da "pelare" che di lavoratori professionali.
Andando avanti nei calcoli:
in media gli impianti per le abitazioni sono di 3,15 kwp; non fornendo un prezzo per tale impianti, possiamo stabilire per convenzione che il prezzo medio è 28000 euro, che diviso per 1000 (il numero fisso di calcolo points) fa 28 points!!!28 points per 16,28 euro (retribuzione per points) fa 455,84 euro a contratto!!!!

moltiplichiamo allora 455,84 per 3,5 contratti annui e vediamo che un consulente di profitlife in una anno guadagna 1595,44 euro!!!!Un niente rispetto ai circa 70000 euro che portate in azienda!per non parlare degli strani calcoli fatti per stabilire la retribuzione dell'AEEG all'energia elettrica prodotta.

POSSONO TRUFFARE ED IMBAMBOLARE TUTTI, TRANNE UN ECONOMISTA.

martedì 25 maggio 2010

"Intercettazioni: conferenza stampa in diretta streaming" di Antonio Di Pietro | 25 Maggio 2010
Tieniti aggiornato: www.antoniodipietro.it

martedì 18 maggio 2010

La Crisi Italiana - cit. Sandro Trento

Parliamo di crisi finanziaria e dei rischi per l'Italia. L'Italia ha un debito pubblico pari al 120% del Prodotto interno lordo. Si tratta del terzo debito pubblico più grande del mondo. E' un dato che ci deve far preoccupare soprattutto in un momento in cui i mercati finanziari sono molto nervosi, e attaccano altri paesi con situazioni finanziarie molto difficili.
Storicamente ci sono tre modi per abbattere un debito pubblico di queste dimensioni:
- il primo modo si verifica quando un Governo fa scattare un'iper-inflazione. E tramite quest'iper-inflazione azzera il debito del paese stesso;
- il secondo modo si verifica quando un Governo si rifiuta di pagare il debito. Questa modalità viene chiamata "ripudio" ed è una situazione di fallimento;
- il terzo modo per abbattere un debito pubblico di queste dimensioni è quello invece di puntare sulla crescita economica. Si fa crescere il paese in modo tale che il rapporto tra debito e Pil viene abbattuto, perché è quest'ultimo che cresce in modo vistoso.
Di queste tre possibilità è chiaro che le prime due sono catastrofiche per la nostra nazione. Con un'iper-inflazione assisteremmo a ricadute drammatiche sulle famiglie risparmiatrici, sui piccoli commercianti e sui lavoratori. Si determinerebbe, insomma, una situazione molto grave.
Nell'ipotesi del "ripudio", che è quella adottata dall'Argentina negli anni '90, i risparmiatori si ritroverebbero senza soldi, i titoli pubblici varrebbero zero, molte banche rischierebbero di fallire.
E' chiaro, allora, che la strada verso cui l'Italia dovrebbe puntare è quella della crescita economica. Quello che noi, come Italia dei Valori, chiediamo al governo Berlusconi è di concentrare tutte le risorse e le intelligenze del Paese per consentire all'Italia di ritornare a crescere a tassi sostenuti.
E' questa la priorità, in questo momento. Bisognerebbe avere il coraggio di fare alcune riforme necessarie. Riforme che riguardino le liberalizzazioni dei mercanti. Che riguardino il mercato del lavoro: consentire ai giovani e alle donne, soprattutto, di trovare rapidamente un posto di lavoro. Rendere compatibile lo scenario attuale di invecchiamento della popolazione con un sistema pensionistico sostenibile nel tempo.
Queste ed altre sono le misure che oggi in Italia bisognerebbe prendere per consentire al paese di crescere e mettere al sicuro i conti pubblici e metterci al riparo da una crisi finanziaria.
Invece il governo Berlusconi è fermo e si preoccupa di questioni legate alle vicende personali del Premier, come il lodo Alfano. Oppure si preoccupa di accontentare la Lega con provvedimenti ad hoc.
Noi chiediamo di mettere al centro dell'agenda del governo gli interessi degli italiani. Questo Paese ha bisogno di tornare a crescere il più rapidamente possibile.